LA SCENOGRAFIA
Nel 1952 Alberto Savinio propone Fiume al Teatro alla Scala di Milano per il suo esordio come scenografo. Fiume trasferisce l’idea di scultura architettonica già espressa nei suoi dipinti – le Città di statue e le Isole di statue – anche nelle immense scene del teatro d’opera. Dopo avere disegnato le scene e i costumi per l’opera La Vita Breve di De Falla nel ‘52, Fiume curerà l’allestimento di altre undici produzioni teatrali, fra opere e balletti, nell’arco dei successivi quarant’anni. Sempre nel 1952 crea le scene e i costumi per il balletto Le Creature di Prometeo di Beethoven, nel 1953 quelli per Medea di Cherubini, ripresa l’anno successivo dal Teatro dell’Opera di Roma. Nel 1955 è la volta de La Fiamma di Respighi e di Norma di Bellini. Il Nabucco di Verdi è del 1958, il Guglielmo Tell di Rossini del 1965 e il Boléro di Ravel (scena per un balletto) del 1967. Nel 1955 disegna le scene per una produzione RAI del Rigoletto di Verdi. Vanno inoltre ricordati I Capuleti e i Montecchi di Bellini al Teatro Massimo di Palermo (1954), l’Aida di Verdi al Covent Garden di Londra (1957) e Il Campanello di Gaetano Donizzetti all’Opéra Monte-Carlo di Monaco (1992), l’ultima opera curata da Fiume come scenografo.
La vita breve · Manuel de Falla
Teatro alla Scala, Milano, 1952 e 1967
Le creature di Prometeo · Ludwig van Beethoven
Teatro alla Scala, Milano, 1952
Medea · Luigi Cherubini
Teatro alla Scala, Milano, 1953
La Fiamma · Ottorino Respighi
Teatro alla Scala, Milano, 1955
Norma · Vincenzo Bellini
Teatro alla Scala, Milano, 1955
Nabucco · Giuseppe Verdi
Teatro alla Scala, Milano, 1958
Guglielmo Tell · Gioacchino Rossini
Teatro alla Scala, Milano, 1965
Iberica · da Bolero di Maurice Ravel
Balletto, Teatro alla Scala, Milano, 1967
Aida · Giuseppe Verdi
Covent Garden, Londra, 1957
Carmen · Georges Bizet
Bozzetti per una Carmen che non fu mai realizzata
TESTI CRITICI
…Da Comiso Fiume approdava a Urbino, patria di Raffaello. Ecco allora sbarcare sulle sue isole statue, cavalli-sfera e cavalli-piramide ben pesanti e pasciuti alla Paolo Uccello, e intere città quattrocentesche, senza però che l’artista tenesse presenti le auree proporzioni a misura d’uomo secondo i dettami rinascimentali. Sono invece le fantastiche immagini ciclopiche ad attrarlo. È il «complesso di Golia», come lo definiva l’amico Dino Buzzati, poiché nessuna dimensione appare soddisfarlo. Per quel suo bisogno di immaginare e fare le cose in grande, e vivere in un mondo fantastico di immensa metratura, gli stessi fogli poco più ampi di un fazzoletto sembrano gonfiarsi, ingrandirsi sotto il peso di tutte le civiltà racchiuse in essi. La pittura di Fiume appare quale immensa scenografia impreziosita dagli smalti e dalle lacche, e finisce con l’approdare anche sul palcoscenico. Fu Alberto Savinio, colpito dalle doti del giovane siciliano, a suggerire al Teatro alla Scala di affidare a Fiume l’ideazione di scene, costumi e sipari per la Vita breve di De Falla, in sostituzione di Salvador Dalì. Memorabile è la sua Medea scaligera interpretata da Maria Callas e diretta da Leonard Bernstein, come pure la sua rivoluzionaria Aida del Covent Garden di Londra, con colori cupi e apocalittici che incupivano la stereotipa immagine di un Egitto solare…