PALAZZO LOMBARDIA · MILANO

 

Tredici sono le opere di Salvatore Fiume donate alla Regione Lombardia dai figli Laura e Luciano esposte permanentemente nello Spazio Fiume, al primo piano del nuovo Palazzo Lombardia. Lo spazio museale situato nel Foyer della Sala Marco Biagi è stato inaugurato il 23 ottobre 2012, giorno in cui Salvatore Fiume avrebbe compiuto 97 anni. Nella stessa sera è stata anche inaugurata la mostra a Palazzo Pirelli: Le identità di Salvatore Fiume. Opere anni ’40 – ’90 conclusasi il 6 gennaio 2013. La scultura Cavallo e Cavaliere, invece, è stata posizionata al piano terra, all’ingresso N4 da cui si accede allo Spazio Fiume. Altre tre opere di grandi dimensioni di Fiume sono esposte nel Foyer dell’Auditorium Giovanni Testori.

OPERE NELLO SPAZIO FIUME

Glorie d’Italia, 1989

Olio su tela, cm 710 x 318

 

L’opera più grande della collezione esposta nello Spazio Fiume di Palazzo Lombardia è Glorie d’Italia. È un omaggio al genio italiano attraverso la rappresentazione di moltissimi protagonisti della sua storia, (alcuni riconoscibili in primo piano come Dante, Raffaello, Michelangelo e Garibaldi). Dietro di essi si estende una immensa folla di personaggi illustri, non identificabili, i cui nomi sono elencati in una scritta fittissima sul bordo inferiore dell’opera. 

Ritratto del figlio Luciano, 1981

Olio su masonite, cm 115 x 160

 

Formatosi alla grande scuola dei ritrattisti del Cinquecento e ammiratore di Goya ritrattista, Fiume fin da giovanissimo ha realizzato, disegnando prima, e dipingendo poi, molti ritratti di familiari e di amici, di personaggi storici e di figure eminenti della cultura e dello spettacolo. Inoltre, nel 1989 ha creato un intero ciclo di 10 ritratti intitolato Gli antenati immaginari. Del 1973 è invece la sua Gioconda Africana, ora nei Musei Vaticani, un evidente omaggio a Leonardo, come la successiva Gioconda Giapponese

Ratto delle Sabine, 1985

Olio su carta da parati incollata su masonite, cm 211 x 160

 

Il Ratto delle Sabine non rientra né nei temi ricorrenti nell’opera di Fiume, né fa parte di alcuno dei vari cicli da lui completati nella sua lunga carriera. È, piuttosto, una prova di abilità tecnica con cui Fiume si è divertito a dimostrare quali difficoltà compositive e prospettiche era in grado di superare senza il minimo sforzo, alla maniera dei suoi illustri colleghi del passato.

A casa di Laura, 1987

dal ciclo Le alleanze pittoriche, olio su masonite, cm 200 x 170

 

Il ciclo Le alleanze pittoriche è qui documentato da un dipinto realizzato da Fiume insieme alla figlia Laura, anch’essa pittrice, ritratta insieme ai suoi due cani e alla sua adorata gattina Purù. 

Omaggio a Goya, 1960

dal ciclo spagnolo, olio su tela, cm 210 x 135

 

Agli Omaggi a Goya appartiene questo dipinto in cui la Famiglia Reale di Spagna è ritratta in piedi accanto alla famosa Maya Desnuda

Le tre Grazie, 1994

dal ciclo Le Ipotesi, con elementi da Picasso e de Chirico
Olio su masonite, cm 230 x 170

Christus Vincit, Varese, 1986

Olio su tela, cm 500 x 270

 

La produzione di arte sacra è rappresentata dal dipinto Christus vincit, una grande crocifissione interpretata con straordinaria libertà espressiva.

Ulisse e le sirene, 1985

Olio su tela, cm 500 x 270

 

Pur mantenendosi nell’ambito di una iconografia sostanzialmente figurativa, Fiume volle esprimersi anche attraverso forme più geometriche, di ispirazione picassiana, realizzando disegni e dipinti che abbracciano vari temi come: le Lotte fra draghi, i Vasi di fiori, le Modelle e perfino i temi religiosi. I dipinti Christus vincit e Ulisse e le Sirene fanno parte di questo gruppo di opere. 

Autoritratto nell’atelier, 1985

Olio su tela, cm 500 x 270

 

Autoritratto nell’atelier è il titolo del dipinto in cui Fiume raffigura se stesso nel suo studio mentre si accinge a ritrarre una modella. Appoggiate alle pareti, si vedono due sue grandi tele sul tema dell’Isola di statue

La scoperta del Turco, 1982

Olio su tela, cm 290 x 170

 

Nel ‘75 la cittadina calabrese di Fiumefreddo Bruzio accolse con entusiasmo la proposta di Salvatore Fiume di rivitalizzarne gratuitamente il centro storico con alcune sue opere. A partire dallo stesso anno, Fiume dipinse le pareti interne e alcune pareti esterne dell’antico castello semidiroccato immaginando, in chiave ironica, scene di antiche invasioni saracene. Purtroppo col passare del tempo le intemperie hanno distrutto quasi completamente gli affreschi del Castello di Fiumefreddo. Al ritorno dal viaggio a Fiumefreddo, Fiume realizzò la serie dei dipinti ispirati alle invasioni saracene che continuò nel 1982 con altri dipinti fra i quali La scoperta del Turco. 

Licisca, 1976

Bronzo, h cm 190

 

Licisca è una scultura con cui Fiume volle fissare nel bronzo le forme del suo ideale estetico femminile. 

I grandi interrogativi, 1986

Olio su tela, cm 445 x 180

 

Il dipinto I grandi interrogativi offre un esempio della vena ironica di Salvatore Fiume che in questa grande tela immagina una sorta di Scuola di Atene in cui pensatori e scienziati di provenienze e di scuole disparate sono riuniti in un’agorà di pura fantasia per dibattere i grandi interrogativi che assillano l’umanità. 

Cavallo e cavaliere, anni ’50

Rete e stucco, h cm 280

 

Nella scultura Cavallo e cavaliere, è riconoscibile l’influenza dello stile di Marino Marini che, insieme ad Arturo Martini e a Giovanni Paganin era uno degli scultori del 900 che Fiume più apprezzava. 

OPERE NEL FOYER DELL’AUDITORIUM GIOVANNI TESTORI

Il palcoscenico, 1959

Olio su tela, cm 700 x 300

 

Il dipinto Il palcoscenico è un omaggio di Fiume al Teatro d’opera, pieno di decine di personaggi. Fra di essi Maria Callas è riconoscibile in piedi sulla destra in abito azzurro. Sull’affollatissimo palcoscenico Fiume ha posto anche se stesso seduto sui gradini con indosso un’armatura, e i suoi familiari: a sinistra, sopra all’uomo solo disegnato, il figlio Luciano, al centro il gruppo della moglie e le sue tre sorelle e a destra, seduta, la figlia Laura, bambina, con accanto alcuni suoi disegnini. 

Città di statue, 1977

Affresco su cemento, cm 102 x 440

 

La pittura a fresco ha rappresentato uno degli aspetti più reconditi dell’indole artistica di Salvatore Fiume, giacché, in fondo, egli avrebbe preferito vivere al tempo in cui il pittore si guadagnava il pane affrescando le pareti di tombe, chiese e palazzi. Spentasi ormai quella tradizione, Fiume dipinse i suoi affreschi su grandi rettangoli di intonaco racchiusi da una cornice, come nel caso di questa sua Città di statue.

Gallo, 1949

Scultura in vimini, h 340 cm

 

Il tema del gallo, simbolo di mascolinità, ricorre in molte sculture in bronzo di Fiume, così come nei suoi progetti architettonici, nei disegni e nei dipinti. Due sono le sculture che Fiume fece realizzare in vimini, su suo bozzetto, nel laboratorio di Vittorio Bonacina a Lurago d’Erba: Il Guerriero e il Gallo, entrambi del 1949. Quest’ultima, la più grande, è stata esposta anche alla Triennale di Milano nel 1991.