IL CICLO SPAGNOLO

1947 · 1970

Nel 1958 Fiume si recò in Spagna attratto dall’idea di vedere di persona i capolavori del Museo del Prado a Madrid, soprattutto le opere dei due massimi pittori spagnoli, Velázquez e Goya. Al suo ritorno in Italia eseguì un ciclo di opere ispirate ai due maestri. In alcune introdusse personaggi storici del tempo di Goya, come i membri della famiglia Reale, la Duchessa d’Alba, o lo stesso Goya, ritratti nel suo studio. In un omaggio a Velázquez, una modella nuda sdraiata è ritratta accanto a un quadro di Velázquez mentre, in penombra, si riconosce l’autoritratto di Fiume. In un altro, la famiglia reale appare in piedi accanto al quadro della Maya Vestida. L’ultimo omaggio di Fiume a Goya raffigura il maestro spagnolo e la Maya in piedi accanto al famoso dipinto intitolato Il 3 maggio 1808.

TESTI CRITICI

JOSÈ GUILLERMO GARCIA VALDECASAS

da Fiume e i suoi amici spagnoli
Salvatore Fiume en el Real Collegio de Espana
Bologna, 1983

…Ci sono maniere molto diverse per visitare un altro paese. Il viaggiatore vuole arrivare. L’ospite vuole rimanere. Solo il turista vorrebbe già esserci stato e forse perché la sua macchina fotografica possa sfogarsi: delega ad essa il compito di fissare le cose così come io lascio che il mio cane capti a suo piacere le curiosità olfattive della strada. Ci liberiamo da questa umiliante condizione turistica se un amico ci attende nel paese per mostrarcene il vivere profondo. Quando il più grande poeta di questo mondo viaggiò attraverso l’altro, lo fece al fianco di un vecchio collega di nome Virgilio. Ebbene, Fiume ha visitato la Spagna guidato da tre suoi amici e colleghi: Velázquez, Picasso e soprattutto Goya. Così ha percorso a fondo tutto il paese senza il bisogno di uscire dal Museo del Prado. Potrà sembrare un viaggio impossibile a chi crede che la Spagna sia il confine del mare e porta con sé la sua macchina fotografica ansioso di folclore e geografia. Fiume, grazie a Dio, ha guardato la nostra cultura. Non cercava il paesaggio ma l’anima. Questa insolita memoria della mia terra non evoca infatti né scene né paesaggi spagnoli ma quadri e si compone così di quadri al quadrato, dipinti di dipinti. Il che, se si osserva attentamente, è proprio il contrario della copia. Il Museo del Prado è pieno di pazienti riproduttori di capolavori: sicuramente Fiume li avrà visti ed avrà riso non poco di questo assurdo artigianato, attento a ripetere l’oggetto inanimato dell’opera d’arte. Il copiatore crede d’imitare il pittore, mentre in realtà imita male quella macchina fotografica, della quale oggi ho deciso di parlar male. La stessa macchina fotografica che Fiume ha avuto la precauzione di lasciare a casa…

GESUALDO BUFALINO

da La vampa e la luce
Fiume e la Sicilia
Ediprint, Siracusa, 1985 

…Io conservo, di Salvatore, un ricordo vecchio mezzo secolo e più. È il ricordo di un pomeriggio d’estate nel suo primo poverissimo atelier di paese, a Comiso, dove entrambi siamo nati. Rammento un raggio di sole sbieco su un cavalletto malfermo; e sul bianco del foglio un ulivo assalito da uccelli neri, che levava le sue fronde verso la luce. Rammento il mio confuso stupore e la gioia, per quel nascere argenteo di foglie sotto il lapis, per quel torcersi improvviso di rami nell’aria, improvviso come al tempo del primo albero e del primo uccello, nel giardino di Adamo ed Eva. Salvatore era allora un diciottenne spiritato e magro, simile all’ulivo del suo disegno, salvo che per un lampo di giovane riso negli occhi, dove la sua crescita in uomo mandava i primi barlumi. Su un tavolo s’ammucchiavano libri che sfogliai con mani bambine: un Viaggio in Spagna, illustrato dal Doré; un Paolo Uccello, un Piero della Francesca…doveva esserci una ragione se si trovavano lì…