IL CICLO DEI BEAT

Dal 1966

Lo spunto per il ciclo dei dipinti “beat” venne a Fiume dall’osservazione del profondo cambiamento verificatosi a Londra negli atteggiamenti e nell’abbigliamento dei londinesi, soprattutto i giovani, fra il suo primo viaggio del 1957 in quella città e il secondo, intorno alla metà degli anni ’60. La sua pittura ne fu molto influenzata acquistando una libertà e una spigliatezza completamente nuove rispetto al rigore “neometafisico” e “neoquattrocentesco” degli anni ’40 e ’50. Nel 1968 tenne una grande mostra su questo tema alla Galleria Cortina di Milano che, per il grande successo ottenuto, costituisce una pietra miliare della sua lunga carriera.

TESTI CRITICI

ENZO FABIANI

Trionfo di sguardi e colori
da Le Arti, supplemento al n.12
Milano, 1968 

Da dove arrivano mai queste anime zazzerute? Salvatore Fiume mi raccontò di aver studiato i beats per oltre due anni: a Vienna, Amsterdam, Parigi, Londra; poi sulle coste della Spagna e della Jugoslavia, ed infine in Israele. Per oltre due anni aveva girato il mondo alla ricerca degli elementi con i quali comporre quella “grande festa” che aveva sognato fin da giovane. E la “grande festa” era lì davanti a noi… […] I beats, Fiume li incontrò, per la verità, intorno al 1944 quando illustrò il Satiricon di Petronio Arbitro con disegni strabilianti per nitidezza, invenzione, fantasia. ( Sembra quasi incredibile che un giovane di appena vent’anni fosse così abile e perfetto). Erano certo beats ante litteram, forse più estrosi e liberi di oggi; certo non posavano, non protestavano, non pensavano nemmeno lontanamente di essere alla ricerca di Dio (come afferma, da squisito bevitore, quel terremoto di Jack Kerouak), né se la prendevano con i governi (come fa quello spara fucile di Allen Ginsberg).  […] “Io non ho voluto affatto”, mi diceva Fiume, “ documentare un fenomeno; ma ho cercato semplicemente di far diventare fatto d’arte uno spettacolo che sta svolgendosi nel mio tempo. È stato quindi per me un sentire e un approfondire vitalmente un problema nel suo aspetto dinamico. Ma è giusto dire problema? Forse sì, in quanto ogni uomo, sia esso cardinale o beat, è sempre un problema, almeno da un punto di vista… visivo. Dicevo prima che io cercavo un motivo che mi riportasse in qualche modo alle rappresentazioni pittoriche del Tre e Quattrocento, a quando cioè venivano raffigurati sui muri re e principotti con i loro giullari, le loro dame, i loro cani… Ebbene, ci sono arrivato: i miei principotti hanno la chitarra al posto dello scettro; le dame invece dei manti tempestati di gemme hanno la minigonna. Ma è lo stesso spettacolo, lo stesso furioso pellegrinaggio, anche se sono cambiati gli abiti e gli attori. È lo stesso “ trionfo della morte “ ? Non lo so, non sta a me scoprire ragioni e significati filosofici nello spettacolo che mi ha colpito o suggestionato; io ho cercato soltanto di esprimerlo pittoricamente, dopo averlo sentito palpitare nelle mie mani”. 

LUCIANO BUDIGNA

I Beats di Salvatore Fiume
da Le Arti, supplemento al n.12
Milano, 1968

[…] È chiaro infatti che il “fenomeno beat ” (tanto per usare un termine di comodo), poiché di questo si tratta, assai prima e assai più di una moda è un importante fatto culturale, forse il più importante del secolo …  […]  Orbene: da due o tre anni a questa parte le pattuglie avanzate di questo movimento (vogliamo chiamarlo così?) hanno cominciato a entrare nei grandi quadri di Salvatore Fiume, a popolarne le isole un tempo deserte, ad arrampicarsi sulle spalle e sulle teste delle sue statue gigantesche, ad accovacciarsi ai piedi delle sue donne discinte nelle alcove spagnolesche, a far da controfigura ai suoi toreri ed alle sue danzatrici: sempre perfettamente a loro agio, e non soltanto per gli armoniosi accordi cromatici fra i loro vestimenti e la tavolozza di Fiume, sì anche per le loro positure, il loro atteggiarsi, la loro mimica, il tenero languore, la contenuta, pigra violenza, la somma di tutti gli elementi che ne determinano la vitalità profonda e gloriosa.