DISEGNI METAFISICI

Anni ’40

Questi disegni degli anni ’40, che si inseriscono nel solco della tradizione metafisica italiana, entusiasmarono Alberto Savinio che li vide per la prima volta nel 1946. In seguito Savinio propose e ottenne la partecipazione di Fiume alla Biennale di Venezia del 1950. 

TESTI CRITICI

RAFFAELE CARRIERI

da Fiume
Edizioni Brera Galleria d’Arte
seconda ristampa, 1976

Quando venne a trovarmi la prima volta tanti anni fa, Fiume aveva con sé un rotolo di disegni alla china. Erano le sue prime cose che vedevo: c’era già lui tutto intero, aggrovigliato, fulminante, scherzoso, acrobatico, sfaccettato. Mi trasmisero fin dal primo momento una eccitazione incontenibile. Telefonai la sera stessa a Savinio che in quel tempo abitava in via Plinio. Il mio amico venne il giorno dopo e fummo in due a ballare. Ma il folgorante talento di Salvatore Fiume sta dentro alla pittura e non fuori. La sua materia pittorica riveste la straordinaria avventura delle forme con un flusso potente e improvviso che le determina in una espressione di estrema vitalità. Sono stufo di pittori che si atteggiano a pensatori e vivono di concetti e preconcetti. E anche di quelli che cambiano programma ogni trimestre. Non mi piacciono ottusi o comunque rozzi. E non mi piacciono cavillosi, disinfettati. Ogni tanto me ne piace uno. Quell’uno deve essere un uomo naturale, il più possibile aperto. Meglio, assai meglio se quell’uno sia, come Fiume, più caldo che freddo, e non pratichi la pittura come un chimico, ma sia di volta in volta saggio e pazzo, credente e fedele ai propri ideali, mai scettico, mai ristretto… 

DOMENICO MONTALTO

da Salvatore Fiume, il disegno come vocazione
Salvatore Fiume.  Cento disegni
Téchne Editore, 2001

Un’accurata analisi, sia cronologica che tematica e stilistica, dell’opera grafica di Salvatore Fiume ci consente di affermare fuor d’ogni dubbio che egli è stato uno dei grandi disegnatori del Novecento. La costante, singolare freschezza della sua vena fantastica; la geniale, multiforme ricchezza dei temi e dei soggetti; l’esatta pertinenza delle invenzioni e delle soluzioni tecniche; e – a fondamento di tutto ciò – la densità culturale e umana dell’esperienza artistica di Fiume autorizzano, pur a pochi anni dalla scomparsa del maestro di Comiso, ad assegnarlo alla ristretta pleiade dei sommi continuatori contemporanei della tradizione storica del disegno europeo, accanto a Picasso, Dalì, Moore, Marino e soprattutto accanto a Max Ernst, de Chirico e Savinio… 

PAOLO LEVI

da Una vita come disegno
Catalogo dei dipinti e dei disegni di Salvatore Fiume, 1945 – 1985
Giorgio Mondadori & Associati, Milano, 1985 

…Il corpo dei suoi disegni, straordinaria rivelazione della sua genialità creativa, pone la figura di Salvatore Fiume al livello delle massime personalità artistiche europee di questo secolo… Quando Salvatore Fiume si ispira alle geometrie di Paolo Uccello, agli esercizi grafico-cubisti di Picasso, a certe tematiche di Goya, ai giochi surreali di de Chirico e di Savinio, il suo segno non è mai imitativo. Sembra piuttosto uscire volentieri dai suoi territori, dai temi tradizionali, quali le città di statue, le modelle di colore, le isole, per stringere un dialogo alla pari con questi maestri, compagni di viaggio spirituali, come fosse una sorta di competizione, di verifica, per dimostrare la propria autonomia, per difendere la propria identità… 

FLAMINIO GUALDONI

da Fiume. Anticamente moderno, modernamente antico
Catalogo della mostra Salvatore Fiume, un anticonformista del Novecento
Spazio Oberdan, Milano, 2011 

…Dunque, per vie del tutto autonome Fiume propone, (in un dibattito artistico che va insterilendosi in querelles opache tra figurare e astrarre), un altro modo di essere, una maniera che sia, come volevano l’Aretino e Vasari, “anticamente moderna, et modernamente antica”. E che può essere, intuisce il geniale Ponti, l’autentica via italiana in seno alla modernità, quella variamente auspicata e tentata entre deux- guerres ma solo a tratti intravista, e soprattutto solo occasionalmente compresa: quella “diversa modernità” che, qualche decennio dopo, un Aldo Rossi potrà indicare nel costruzionismo di Sironi, e le cui ragioni necessitanti Fiume pare dispiegare con ormai maturata e non problematica sicurezza…. Ben prima che il costume pop attui le stesse pratiche dal punto di vista del cinismo e della manipolazione dell’immagine, Fiume tenta la via di un’assunzione né epigonale né nostalgica, ma saporosamente amorevole, tale da farne, come ben s’avvede Savinio, uno dei rari autentici eredi della ripresa classica dei decenni precedenti. Soccorrono a tale sua scelta alcune facoltà caratteriali, e vocazioni, che s’impongono all’artista con la forza delle necessità. Quando Raffaele Carrieri ne sintetizza il profilo come “aggrovigliato, fulminante, scherzoso, acrobatico, sfaccettato”, quando dice della sua pittura come di “flusso potente e improvviso” che giunge a “una espressione di estrema vitalità”, sta avvertendo che Fiume non appartiene alla stirpe, in quei decenni sempre più proliferante, degli artisti concettosi in balia di teorie e ideologie, e men che meno di coloro che declinano la sana nozione di rigore come una sorta di savonarolismo dell’estetico…